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La strage di Teutoburgo. 9 d.C. La più grave sconfitta romana della storia
- EAN: 9788809860155
La ricostruzione fedele e straordinaria di una delle più rovinose sconfitte dell'esercito romano.
In un arco temporale di vent'anni, l'Impero romano conquistò i territori che oggi fanno parte della Germania, imponendo la propria egemonia dal Reno all'Elba. Ciò nonostante, quando tutto sembrava essere sotto controllo, una sanguinosa battaglia causò la morte di diecimila legionari e ridimensionò drasticamente le ambizioni imperiali di Roma sul suolo germanico. Alla fine di settembre del 9 d.C. tre legioni romane, mentre marciavano per sopprimere una ribellione tribale, furono attaccate dai barbari nella foresta di Teutoburgo. Ebbe luogo così uno scontro cruento che durò per quattro giorni. I Romani, sotto la guida del governatore della provincia, Publio Quintilio Varo, furono presi completamente alla sprovvista, traditi da un membro delle proprie file: l'ufficiale di origini germaniche Arminio, che allo stesso tempo capeggiava le tribù ribelli. La sconfitta fu un duro colpo per l'esercito di Roma. Questo saggio prende in esame le fonti antiche ricostruendo nella maniera più avvincente ogni momento cruciale della battaglia, dal preludio alla lotta, fino alle conseguenze del conflitto.
«Nel settembre del 9 d.C. una battaglia di quattro giorni infuriò in quella che oggi è la Germania nord-occidentale. L'esercito dell'Impero romano, cioè della civiltà a quei tempi egemone in Europa e nel Mediterraneo, scese direttamente in campo contro i guerrieri nativi del Nord. Dopo anni di sconfitte a opera dei legionari dell'Urbe, le tribù germaniche conquistarono la prima grande vittoria sul loro stesso territorio. Alla fine di quei quattro giorni di scontri, la XVII, la XVIII e la XIX legione non ci sarebbero state più. Quella battaglia avrebbe segnato profondamente la coscienza nazionale germanica per molti anni a venire, e il condottiero artefice della vittoria, l'eroico Arminio, sarebbe diventato la personificazione emblematica della selvaggia frontiera settentrionale e del suo spirito di libertà.»