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La mossa del cavallo
- EAN: 9788838936050
Uno dei più intelligenti, spassosi, esemplari romanzi di Camilleri, pubblicato per la prima volta nel 1999 e oggi considerato un «classico». Sellerio lo ripropone con una Nota dell’autore appositamente scritta per questa edizione.
«La mossa del cavallo di Bovara è il recupero del dialetto siciliano. E quindi potersi muovere agevolmente dentro il dialetto ritrovato e rivoltare a suo beneficio il senso e il significato delle parole» - Andrea Camilleri
«È stato scritto che i Camilleri sono almeno due, quello del poliziesco e quello della memoria storica; ma nel romanzo La mossa del cavallo i due Camilleri convivono» - Cesare Medail, Corriere della Sera (1999)
L’azione si svolge nel 1877 e trae spunto da un episodio raccontato nella famosa inchiesta sulla Sicilia da Leopoldo Franchetti. Giovanni Bovara, nato in Sicilia ma trasferitosi a soli tre mesi d’età a Genova, viene mandato nell’isola come ispettore ai mulini, dopo che i due che l’hanno preceduto sono morti ammazzati. A Vigàta rimane invischiato nei potentati locali, dal prete ai politici, agli uomini d’onore a infidi azzeccagarbugli che gli mandano messaggi in codice che Bovara, integerrimo funzionario, non può capire. Va dritto per la sua strada, che è quella della legge, e ragiona in dialetto genovese, ma è proprio questo che gli impedisce di cogliere la rete che lo va stritolando. Così quando viene ucciso il prete, donnaiolo e in fama d’usuraio, l’unica maniera per difendersi dalla paradossale situazione in cui si è venuto a trovare - quella di essere accusato del delitto che ha denunziato - è la mossa del cavallo. Giovanni Bovara dunque si mette non solo a parlare ma anche a pensare in siciliano, un dialetto che credeva d’aver perso, ma che sboccia spontaneo dalle sue labbra e si rivela la chiave per comprendere l’accaduto e soprattutto per dare scacco a chi controlla un paese intero. Insomma una autentica provocazione che rovescia la trappola fabbricata per lui. La connessione delle lingue: l’italiano postunitario, le parole della burocrazia, i dialetti genovese e siciliano; basta trovare il codice giusto per risolvere il corto circuito e accedere alla soluzione. Ed è questo che rende questo romanzo (che al racconto alterna verbali, documenti, corrispondenze e articoli fittizi) unico e uno dei più felici di Andrea Camilleri: per la scena animata e umoristica e il rovesciamento dei ruoli, per l’irrisione dei siciliani, fra cadaveri che appaiono e scompaiono, testimoni che si volatilizzano, parole sussurrate a mezza voce, una farsa tragica.
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